E' di oggi la tardiva scoperta che faccio ( grazie Fede!) sul fatto che uno degli attori che preferisco al momento ossia Colin Firth ( (Il paziente inglese ,Shakespeare in Love,Il diario di Bridget Jones La ragazza con l'orecchino di perla,Love Actually, Che pasticcio, Bridget Jones!,Mamma Mia!, Dorian Gray,A Single Man solo per citare alcuni dei suoi bellissimi film) è protagonista di un film interamente girato nella mia città: Genova.
Il regista Michael Winterbottom, famoso per i suoi controversi film documentaristici e di denuncia come Benvenuti a Sarajevo, Jude (con Kate Winslet), Codice 46 (con Tim Robbins), The Road to Guantanamo e Cose di questo mondo (con Angelina Jolie) racconta una storia dolorosa, l' elaborazione di un lutto.
Dopo la morte di sua moglie Marianne, a Chicago, a causa di un incidente stradale, il professore americano Joe (Firth) accetta il trasferimento a Genova ( qui vive Barbara, sua vecchia amica ) dove arriva con le sue due figlie la sedicenne Kelly e la piccola Mery. A Genova i tre vogliono ricostruire la loro vita, e soprattutto rielaborare un lutto, superare i fantasmi che hanno lasciato oltreoceano
Pellicola intensa e drammatica, ambientata nei vicoli della mia bellissima città. Il nuovo ambiente rappresenta per la famiglia la possibilità di ricominciare a vivere.
"Questa la storia, in fin dei conti realizzata e compiuta già fin dai titoli di testa, scritti sui panorami della Genova afosa di inizio estate che li guarda arrivare; il taxi che percorre la soprelevata è già in scena dopo dieci minuti di film, come se la trama non potesse escludere la presenza di Genova per svolgersi, come se Winterbottom avesse fretta di portarci lì, perché questa famiglia possa imparare a riavvicinarsi attraverso i chiaroscuri dei vicoli della città vecchia.
La scelta di Genova come sfondo di questo film sta forse nel fatto che questa città non saprebbe, di suo, mai adattarsi ad essere un mero “set”. E infatti partecipa e recita, attrice protagonista, e grazie ai bravi attori non professionisti che affiancano Firth and Co., Genova non finge e mette in scena semplicemente se stessa.
Ci voleva il labirinto dei caruggi perché questo coraggioso padre di famiglia trovasse un'altra strada da indicare alle sue figlie; ci voleva la sensibilità di Winterbottom per non fare di Genova l’ennesima Cinecittà per l’esporto del sogno del bel paese all’estero, e soprattutto ci voleva la meditabonda e accigliata Genova per accogliere tra il silenzio dei vicoli la storia di questa famiglia così onestamente in cerca di sé e di un equilibrio, dopo il dolore di una morte per cui la figlia più piccola si sente colpevole.
Ci sono alcuni spunti che forse i veri genovesi coglieranno con orgoglio, come il padre intento a preparare una pasta con pesto e fagiolini nella nuova casa, o le vasche in motorino giù da Castelletto fino alla Nunziata, o le serate di quando da giovani si andava al porticciolo di Nervi con la compagnia; molti sono invece gli spunti che solo gli occhi affascinati e pieni di sorpresa di chi non conosce ancora questa città sanno cogliere, quelli che Genova magari non sanno neppure come si pronuncia, eppure vi si perdono senza giudizio e senza paura: lo sguardo di chi osserva con uguale meraviglia il panorama da cartolina e la rumenta per terra, i palazzi di via Garibaldi e le bagasce di Prè.
Per lo stesso motivo i personaggi non si muovono nella città cambiandola, svuotandola e riempiendola a comando come fosse un palcoscenico, come a Roma o in altre città magari più care alla settima arte a lungo è accaduto: Winterbottom ha invece donato a Genova la libertà di essere semplicemente quello che è, perché ha avuto la sensibilità di capire la Superba proprio così com’è.
Andrew Eaton, il produttore, e Laurence Coriat, che insieme al regista ha scritto il film raccontano di come la pellicola sia in parte ispirata a "Moderato Cantabile" di Margherite Duras in alcuni passaggi e nello svolgersi della vicenda in una città di porto, e ancora che il soggetto è stato scritto a Marsiglia per poi essere riscritto interamente a Genova, per riadattare la storia ai contorni della città.
Racconta Eaton di come fosse intrigante osservare Winterbottom e Firth, entrambi così gelidamente inglesi, ammorbidirsi e adattarsi ai ritmi della città, e corregge orgogliosamente l’intervistatore che sbagliava l’accento e diceva Genòva. Ricorda poi il produttore, con il sorriso, la promessa che ha avuto il piacere di mantenere alla troupe italiana che aveva lavorato al loro fianco: “Fai quello che vuoi con ‘sto film, ma non cambiare il titolo”.
Ma più di tutto Eaton racconta quanto sia lui che Michael Winterbottom fossero e siano tuttora innamorati di Genova, e adesso è proprio come se la domanda che era lecito chiedersi, quella taciuta finora, ossia “Perché proprio Genova?”, avesse trovato infine una risposta soddisfacente; perché sì.
Perché è bellissima."
Virgolettato tratto dalla recensione del film su Mentelocale.it
Bhè qui viene fuori tutto il mio orgoglio campanilista, non vedo l' ora di vedere questo film che qui in Italia non sono nemmeno sicura sia uscito, o comunque di sicuro è passato in sordina.Peccato!
domenica 7 febbraio 2010
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